La scelta dei paesi non pretende di essere esaustiva né di corrispondere all’idea di Est di altri in Europa: l’Est che viene raccontato in questo progetto appartiene alla percezione italiana, definita da ragioni storiche e geografiche.
I due lunghi viaggi intrapresi dagli autori vengono quindi divisi tra East Coast ovvero il confine orientale italiano che dalla Slovenia arriva fino in Albania attraverso la Croazia, il Montenegro, la Bosnia ed Erzegovina e la Serbia, e Far East, la frontiera est dell’Europa, dal Mar Baltico in Polonia fino
al Mar Nero in Bulgaria, passando per la Repubblica Ceca, l’Ungheria, la Romania e la Bulgaria.
Promosso dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e realizzato in collaborazione con National Geographic Italia in qualità di media partner, Italiani dell’Est fa parte del più ampio progetto Italiani d’Europa di cui ne rappresenta il quarto, ed ultimo, capitolo.
Tracciando un orizzonte temporale che va dai primi del Novecento fino ai giorni d’oggi, l’obiettivo è quello di far emergere un parallelo tra i flussi migratori del passato e le nuove, grandi migrazioni di oggi.
Tuttavia, a differenza degli altri capitoli, il focus si estende anche e soprattutto alle comunità autoctone italiane che abitano da secoli aree come l’Istria, la Dalmazia, il Carnaro e le Bocche di Cattaro, la cui storia è marcatamente differente, ma talvolta intrecciata, con quella delle nuove migrazioni.
Un racconto di un’Europa in costante mutamento, visto dagli occhi degli italiani che questo cambiamento lo hanno vissuto e tuttora lo vivono in prima persona.
Il primo viaggio di “Italiani dell’Est” inizia con il confine orientale dell’Italia e arriva fino alla fine dell’Adriatico: comincia così raccontando una frontiera mobile, quella con la Slovenia, in cui le sovrapposizioni tra la cultura tedesca, quella slovena, quella croata e quella italiana sono state e sono tuttora continue. Qui è dove si è maggiormente discussa la definizione territoriale italiana, dall’irredentismo e la prima guerra mondiale, fino all’esodo e la difficile convivenza dei primi anni della Cortina di Ferro. La relazione con il proprio “vicino Est” non riguarda però solo gli ex domini della Serenissima e il passato, quello più antico e quello più prossimo, ma anche i Balcani e l’Albania, le speranze e le difficoltà di un’Europa e di un’Italia che anche lì affronta il difficile tema della questione migratoria, gli strascichi delle guerre balcaniche e le speranze per un futuro di sviluppo sostenibile per paesi come Montenegro e Albania che, lentamente ma con decisione, sempre di più si avvicinano all’Europa.
Il secondo viaggio di “Italiani dell’Est” parte da Danzica, sulla costa polacca del Mar Baltico, fino alle sponde bulgare del Mar Nero, a Burgas. È il racconto della nuova frontiera d’Europa, economica, sociale e ambientale, dei nuovi flussi migratori italiani, che guardano a paesi un tempo considerati esclusivamente di migrazione. Si tratta di un percorso che comincia dalla caduta del Muro e dalla riscoperta dell’Est Europa da parte degli italiani per dirigersi verso la grande varietà di italiani che adesso affollano paesi come la Polonia, la Romania o la Bulgaria: artisti, imprenditori, ambientalisti, studenti, che vivono tanto tra le cime innevate dei Carpazi che nelle strade ottocentesche di Timisoara, lavorano negli uffici di Frontex a Varsavia ma anche nelle case occupate di Bucarest e nelle comunità rom di Iasu, in Romania. L’Est è, in effetti, al centro di un vortice di tanti e differenti eventi politici, trasformazioni economiche, culturali e sociali che definiscono e definiranno la nuova Europa – e di cui gli Italiani dell’Est sono una delle anime più profonde.
Lorenzo Colantoni
Riccardo Venturi
Federico Mascolo e Arianna Massimi
Nicola Maranesi e Federico Mascolo
Arianna Massimi